Doping, per Johan Bruyneel “era inevitabile e probabilmente lo è ancora”

Torna di nuovo a parlare di doping Johan Bruyneel. L’ex corridore ed ex direttore sportivo della US Postal (poi Discovery Channel) di Lance Armstrong è tornato infatti sull’argomento durante un’intervista a Cycling Opinions. Squalificato fino al 2022 proprio per le pratiche di doping che incoraggiava e permetteva nelle sue squadre, il belga ha rilasciato dichiarazioni che contrastano con quelle dette meno di un mese fa, quando si espresse riguardo al caso che aveva investito Jakob Fuglsang e Alexei Lutsenko. Se infatti in quell’occasione aveva ammesso che il doping non è più un fattore decisivo nel ciclismo, di tono opposto sono queste ultime dichiarazioni.

Penso che il doping fosse inevitabile e probabilmente lo è ancora“, ha dichiarato Bruyneel, che alla domanda se si sia pentito di aver permesso il doping tra i suoi corridori risponde: “Se mi pento? È una domanda molto difficile. In effetti, il mio più grande rammarico è il modo in cui ci siamo comportati, eravamo così arroganti. È un peccato che ci siamo trovati in un’epoca in cui quello che abbiamo detto è stato ‘Ok, se le cose stanno così, lo faremo’. Se volevamo sopravvivere, allora questo era ciò che doveva essere fatto. Non c’era scelta“.

Parlando della sua vita, il belga ammette che è cambiata molto da quando è uscita tutta la questione riguardante il “caso Armstrong”: “Sono l’esempio perfetto di una persona che un tempo era in cima al mondo e che improvvisamente è caduta da una grande altezza a una velocità mozzafiato. È stata una lezione importante nella vita. Ora sono una persona diversa, 20 anni più vecchio e 20 anni più saggio. Quando ripenso a tutto c’è naturalmente così tanto che avrei preferito non aver fatto. Ma ora, quando mi guardo e vedo chi sono e dove sono, come guardo la vita, beh… Sono orgoglioso di me stesso“, ha concluso Bruyneel.

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